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martedì 28 luglio 2020

La Fiaba di Elena e Marco (fiaba su misura per il momento dell'offertorio)


Tutte le fiabe che ascoltiamo da bambini, iniziano con un «c’era una volta».
Crescendo impari che le fiabe non riguardano solo castelli, principesse e mondi incantati. La
vera fiaba è il viaggio della vita.
Ecco così ha inizio il nostro «c’era una volta…».
C’erano una volta due bambini Elena e Marco. Un giorno i passi dell’uno incrociarono i passi
dell’altra: la vita di lei si incastrò con quella di lui, il cammino di lui diventò una strada condivisa da entrambi.
Elena e Marco erano come fiori, colorati e profumati, frutto di due alberi forti e rigogliosi.
Gli alberi, simbolo delle famiglie che hanno donato loro la linfa vitale.
Alberi con radici salde, resistenti, capaci di essere legate, profondamente, alla vita. I loro tronchi
formati da intense virtù e valori davano il giusto sostegno a numerosi rami. Due famiglie che come
alberi robusti e radicati caldeggiavano una vita priva di preoccupazioni.
Un giorno, che sembrava uguale agli altri, accadde qualcosa di inaspettato: una tempesta violenta spazzò via la serenità: ad uno dei due alberi, quello che ha dato vita a Elena, venne recisa una delle radici, il papà volò via, portando con sé mille parole da dire fuoriuscite da un sacco, fino ad allora, pieno di lettere. Il sacco si svuotò, rendendo impossibile la pronuncia di tutte quelle belle parole che prima riempivano ogni angolo della vita. In quel momento il buio sembrò inghiottire ogni cosa, ma una nuova forza si accese e arrivò in aiuto alla piccola Elena: la speranza.
La speranza come una candela accesa che bruciando ti indica, nel buio, la via di fuga. Questa forza nuova illuminò di nuovo il cammino di Elena; spalancò le porte ad una nuova vita come la purezza del bacio di un bambino che, seppur non può cancellare del tutto il vuoto lasciato da chi è andato via, può darti la forza di sostenere lo sguardo su quelle cicatrici presenti sulla pelle. Cicatrici profonde, cicatrici che bruciano, ma Elena ha imparato a gestire tutto quel dolore.
Un giorno quel cielo grigio, eredità di quella tempesta, iniziò a cambiare colore, un ponte-arcobaleno si stagliò in alto e sembrò dire: “Vedi Elena per quanto possa piovere i raggi del sole troveranno, sempre, la forza di trasformare le gocce d’acqua in colori”.
Accade così che un giorno in una piazza affollata, gli sguardi di quei due bambini divenuti adulti si
Incrociarono: lui guardò lei e se ne innamorò perdutamente, e lei piano piano fu rapita da questo amore. Elena e Marco si conobbero e conobbero la forza dell’amore.
In un angolo della vita di Elena c’era ancora quel sacco vuoto, dalla morte del padre non si era più riempito. Memore di quel vuoto e consapevole di quello che ora le stava accadendo, spinta dalla curiosità prese il sacco e vi guardò all’interno. Ecco si stava riempendo di nuovo. Nel magma di parole alcune si distinguevano più di altre: amore; rinascita; complicità; felicità.
La vita da quel momento racchiuse i due innamorati in una bolla di pura felicità: iniziarono a viaggiare insieme, scoprirono angoli di vita, persone e luoghi nuovi. Roma la città eterna fu meta di uno di quei viaggi.
L’eternità che si respirava in quel luogo incantato sussurrò ad Elena e Marco: “È arrivato il momento di donarvi un’unione senza fine”.
Iniziarono a gettare le fondamenta di questo legame, innalzarono mura fatte di serenità, gioia e
amore, costruirono un tetto fatto di protezione e cura, tutto fu recintato dal rispetto reciproco.
L’amore come la fede cristiana ha bisogno di elementi vitali per sostenersi, hanno entrambe bisogno
di nutrimento continuo. Il pane e il vino frutti della terra e del lavoro dell’uomo, simboli di convivialità e comunione intorno alla tavola. Questi così come li hanno accompagnati nella propria fede personale così diventano, ora, simboli essenziali nel cammino di vita insieme.
Poco tempo dopo, mentre i due innamorati passeggiavano, un raggio di sole richiamò la loro attenzione: “Sono il simbolo del sole che ormai risplende nelle vostre vite. Vorrei che mi prendeste con voi come simbolo di un cerchio infinito di luce e amore”.
Gli occhi dei due innamorati brillarono di felicità e con un cenno della testa accettarono la proposta: il raggio si staccò dal suo Sole e si trasformò in due fedi nuziali.
Le fedi sono diventate così simbolo di cosa saranno l’uno per l’altra, e con esse Elena e Marco, oggi, si donano a vicenda fiducia, rispetto e amore con la promessa che possa essere per sempre.
Insieme ricordano quel giorno lontano in cui i loro sguardi si incrociarono.
Oggi si intrecciano le loro mani, mani che conoscono alla perfezione gli spazi vuoti dell’altra, mani capaci di riempire quei vuoti, mani incastro perfetto di due cuori destinati a battere all’
unisono.
Elena guarda Marco e con voce tremante dice: “Eternamente tua”. Marco, gli occhi lucidi dall’emozione, risponde: “Eternamente tuo”.
Insieme hanno piantato radici, sono cresciuti forti, da fiori delicati ora sono un tronco
che può prendersi cura dei rami fioriti che verranno.
Da fiori ad alberi, da figli a madre e padre del dono più importante: eccoli, le mani intrecciate tra di loro, quelle libere pronte a stringere il futuro che verrà.


Il magico sentiero delle parole: La Fiaba di Elena e Marco (fiaba su misura per il ...

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