Tutte le fiabe che ascoltiamo da
bambini, iniziano con un «c’era una volta».
Crescendo impari che le fiabe non
riguardano solo castelli, principesse e mondi incantati. La
vera fiaba è il viaggio della
vita.
Ecco così ha inizio il nostro
«c’era una volta…».
C’erano una volta due bambini
Elena e Marco. Un giorno i passi dell’uno incrociarono i passi
dell’altra: la vita di lei si
incastrò con quella di lui, il cammino di lui diventò una strada condivisa da entrambi.
Elena e Marco erano come fiori,
colorati e profumati, frutto di due alberi forti e rigogliosi.
Gli alberi, simbolo delle
famiglie che hanno donato loro la linfa vitale.
Alberi con radici salde,
resistenti, capaci di essere legate, profondamente, alla vita. I loro tronchi
formati da intense virtù e valori
davano il giusto sostegno a numerosi rami. Due famiglie che come
alberi robusti e radicati
caldeggiavano una vita priva di preoccupazioni.
Un giorno, che sembrava uguale
agli altri, accadde qualcosa di inaspettato: una tempesta violenta spazzò via la
serenità: ad uno dei due alberi, quello che ha dato vita a Elena, venne recisa
una delle radici, il papà volò via, portando con sé mille parole da dire fuoriuscite
da un sacco, fino ad allora, pieno di lettere. Il sacco si svuotò, rendendo
impossibile la pronuncia di tutte quelle belle parole che prima riempivano ogni
angolo della vita. In quel momento il buio sembrò inghiottire ogni cosa, ma una
nuova forza si accese e arrivò in aiuto alla piccola Elena: la speranza.
La speranza come una candela
accesa che bruciando ti indica, nel buio, la via di fuga. Questa forza nuova
illuminò di nuovo il cammino di Elena; spalancò le porte ad una nuova vita come
la purezza del bacio di un bambino che, seppur non può cancellare del tutto il
vuoto lasciato da chi è andato via, può darti la forza di sostenere lo sguardo
su quelle cicatrici presenti sulla pelle. Cicatrici profonde, cicatrici che
bruciano, ma Elena ha imparato a gestire tutto quel dolore.
Un giorno quel cielo grigio,
eredità di quella tempesta, iniziò a cambiare colore, un ponte-arcobaleno si
stagliò in alto e sembrò dire: “Vedi Elena per quanto possa piovere i raggi del
sole troveranno, sempre, la forza di trasformare le gocce d’acqua in colori”.
Accade così che un giorno in una
piazza affollata, gli sguardi di quei due bambini divenuti adulti si
Incrociarono: lui guardò lei e se
ne innamorò perdutamente, e lei piano piano fu rapita da questo amore. Elena e
Marco si conobbero e conobbero la forza dell’amore.
In un angolo della vita di Elena
c’era ancora quel sacco vuoto, dalla morte del padre non si era più riempito.
Memore di quel vuoto e consapevole di quello che ora le stava accadendo, spinta
dalla curiosità prese il sacco e vi guardò all’interno. Ecco si stava riempendo
di nuovo. Nel magma di parole alcune si distinguevano più di altre: amore;
rinascita; complicità; felicità.
La vita da quel momento racchiuse
i due innamorati in una bolla di pura felicità: iniziarono a viaggiare insieme,
scoprirono angoli di vita, persone e luoghi nuovi. Roma la città eterna fu meta
di uno di quei viaggi.
L’eternità che si respirava in
quel luogo incantato sussurrò ad Elena e Marco: “È arrivato il momento di
donarvi un’unione senza fine”.
Iniziarono a gettare le
fondamenta di questo legame, innalzarono mura fatte di serenità, gioia e
amore, costruirono un tetto fatto
di protezione e cura, tutto fu recintato dal rispetto reciproco.
L’amore come la fede cristiana ha
bisogno di elementi vitali per sostenersi, hanno entrambe bisogno
di nutrimento continuo. Il pane e
il vino frutti della terra e del lavoro dell’uomo, simboli di convivialità e
comunione intorno alla tavola. Questi così come li hanno accompagnati nella
propria fede personale così diventano, ora, simboli essenziali nel cammino di
vita insieme.
Poco tempo dopo, mentre i due
innamorati passeggiavano, un raggio di sole richiamò la loro attenzione: “Sono
il simbolo del sole che ormai risplende nelle vostre vite. Vorrei che mi
prendeste con voi come simbolo di un cerchio infinito di luce e amore”.
Gli occhi dei due innamorati
brillarono di felicità e con un cenno della testa accettarono la proposta: il
raggio si staccò dal suo Sole e si trasformò in due fedi nuziali.
Le fedi sono diventate così
simbolo di cosa saranno l’uno per l’altra, e con esse Elena e Marco, oggi, si
donano a vicenda fiducia, rispetto e amore con la promessa che possa essere per
sempre.
Insieme ricordano quel giorno
lontano in cui i loro sguardi si incrociarono.
Oggi si intrecciano le loro mani,
mani che conoscono alla perfezione gli spazi vuoti dell’altra, mani capaci di
riempire quei vuoti, mani incastro perfetto di due cuori destinati a battere
all’
unisono.
Elena guarda Marco e con voce
tremante dice: “Eternamente tua”. Marco, gli occhi lucidi dall’emozione,
risponde: “Eternamente tuo”.
Insieme hanno piantato radici,
sono cresciuti forti, da fiori delicati ora sono un tronco
che può prendersi cura dei rami
fioriti che verranno.
Da fiori ad alberi, da figli a
madre e padre del dono più importante: eccoli, le mani intrecciate tra di loro,
quelle libere pronte a stringere il futuro che verrà.
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